mercoledì 27 aprile 2011

NO ALLA GUERRA LIBICA DI BERLUSCONI NAPOLITANO E BERSANI

Cento anni fa fu il liberale Giolitti a bombardare la Libia, col plauso del nazionalismo più reazionario e l'opposizione del Partito Socialista. Oggi è il governo Berlusconi, col plauso del PD, e la benedizione di Napolitano. 

I vecchi alleati del regime di Gheddafi non bombardano la Libia “per difendere i civili” ma per difendere il proprio posto al sole nell'annunciata spartizione delle spoglie di quel paese. Non bombardano “a difesa della rivoluzione” ma per ipotecare il suo esito politico e bloccare la sua propagazione. 

A sua volta il governo di Bengasi si affida ai bombardieri d'occidente anche per ottenere l'investitura politica delle vecchie potenze coloniali: in contraddizione profonda, di fatto, con le aspirazioni di liberazione sociale della giovane generazione libica e della sua rivoluzione. 

Sia la rivoluzione libica a regolare i conti con Gheddafi, col necessario sostegno politico e militare dei popoli arabi! Non i bombardieri occidentali, per i propri fini neocoloniali, contro i popoli arabi e la loro rivoluzione. 

Il sostegno che Napolitano e il PD annunciano all'escalation di guerra smentisce una volta di più ogni possibile illusione nei vertici istituzionali o nel liberalismo borghese: che ancora una volta garantiscono a Berlusconi una copertura decisiva, persino sulla guerra, al solo scopo di accreditarsi presso gli ambienti dominanti- interni e internazionali- come affidabili successori di governo. 

La rottura col PD da parte di tutte le sinistre- da Vendola a Ferrero- diventa non solo un dovere morale, ma la condizione necessaria per opporsi seriamente a Berlusconi , puntare alla sua cacciata, battersi per un'alternativa vera.

Nessun commento: