giovedì 10 maggio 2012

IN 1500 A FIRENZE CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE



"Ieri a Firenze si è tenuta la manifestazione contro il governo dei banchieri e contro il vertice europeo di Palazzo Vecchio per la 2° “conferenza sullo stato dell’Unione” che ha riunito i vertici del potere politico, economico e finanziario europeo. 

Nonostante il fatto che la stampa cittadina e nazionale abbia tenuto nascosto tutto fino a poche ore dall'inizio, il corteo ha avuto un ottimo successo, erano presenti in piazza circa 1500 persone tra Partito Comunista dei Lavoratori, organizzazioni sindacali di base (Cub, Cobas, Usb, Usi), centri sociali e collettivi studenteschi, oltre alla presenza di alcune rappresentanze di fabbrica.

Al vertice invece erano presenti Monti, Draghi, Barroso, Olli Rehn, Javier Solana, Montezemolo, ospiti del sindaco 'che la destra ci invidia' Matteo Renzi. Questi personaggi sono i principali responsabili della crisi economica che sta mettendo alla fame i lavoratori europei. Dalla Grecia alla Spagna passando per l’Italia questi signori sono i veri responsabili delle politiche antioperaie e antiproletarie applicate con disciplina dai governi che rappresentano. Questi parassiti che guadagnano centinaia di migliaia di euro al mese stanno imponendo misure di lacrime e sangue contro i ceti popolari, stanno cercando di cancellare in pochi mesi i diritti conquistati in decenni di lotte ( dalle pensioni all’articolo 18) per salvare i loro veri datori di lavoro, i poteri forti delle banche, dell’oligarchia finanziaria. Rubano ai poveri per regalare ai ricchi. Impongono tasse ai ceti più deboli per regalare quasi un miliardo di euro alle banche europee a tassi di interesse ridicoli (l’1%). Smantellano tutti i diritti acquisiti dai lavoratori per lasciare mano libera alle imprese sui licenziamenti. Reintroducono l’IMU sulla prima casa, aumentano il prezzo della benzina, aumentano le aliquote iva, in modo da far pagare la crisi capitalista ai lavoratori, gli unici che non hanno alcuna responsabiltà della bancarotta del capitalismo.

Solo una ribellione sociale, che coinvolga tutti i settori popolari colpiti dalla crisi, a partire dai lavoratori, dai disoccupati e dagli studenti, può mettere freno a questo massacro sociale. Non è più tempo di marciare divisi, ma è tempo di unirsi in un grande fronte unico di lotta anticapitalista, in alternativa alla dittatura dei banchieri e dei padroni, ma anche in alternativa a tutte quelle forze sedicenti democratiche o riformiste che sostengono in parlamento il governo Monti.

La manifestazione di ieri segna un piccolo ma significativo passo verso questa prospettiva."

mercoledì 2 maggio 2012

1 MAGGIO: SFILANO I BECCHINI DEL LAVORO.


Eccoli sfilare agghindati a festa, i becchini del lavoro, coloro che del lavoro hanno distrutto la dignità e si accingono ora a celebrarne le esequie. PD e Istituzioni in testa, gli amici dei sindacati gialli e padronali subito dietro. Non era bastato il varo delle leggi di precarizzazione del lavoro ( pacchetto Treu), ne la partecipazione a governi di unità nazionale in nome della grande finanza e dell'ex-Goldman Sachs Mario Monti, i picconatori dello stato sociale e dei diritti di chi lavora si sono spinti persino a "revisionare" l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ovvero la norma che impedisce il licenziamento indiscriminato di un lavoratore senza giusta causa. Per spingersi ancora oltre hanno anche sfregiato il senso stesso del 1 Maggio, giornata internazionale dei lavoratori, firmando ovunque protocolli di intesa tra istituzioni locali e imprenditori per l'apertura forzata dei negozi e dei grandi centro commerciali.

Ed ecco che posano il feretro del lavoro, ucciso, mercificato, depredato della sua dignità e offerto all'altare sacrificale della borghesia e della aristocrazia finaziaria. Questi signori non possono rappresentare i lavoratori, non possono ergersi a difensori dei diritti dei lavoratori, poichè sono stati e sono tuttora complici di chi i diritti dei lavoratori gli ha distrutti.
Per noi del Partito Comunista dei Lavoratori il Primo Maggio rappresenta, più che un giorno di festa liturgica, un giorno di lotta, un momento in cui i lavoratori debbono stringersi insieme e serrare le fila nella propria battaglia contro gli sfruttatori e il capitalismo internazionale.

Il tempo delle sfilate e delle processioni mute, il tempo dei comizietti di burocrati, sindaci e governatori è finito. Solo la lotta, dura e ad oltranza, solo una ritrovata unità di azione dei lavoratori attorno ad un programma di rottura anticapitalista può mettere fine allo smantellamento dei diritti del lavoro. Solo la prospettiva di un governo dei lavoratori che spazzi via tutti i vari parassiti, che siano banchieri, politici ladri o padroni, e che riorganizzi la società su basi socialiste, rappresenta la via d'uscita dalla crisi.