mercoledì 30 giugno 2010

IL PROLETARIATO NON HA NAZIONE....


Quella che segue, è una lettera scritta da un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, agli operai di Pomigliano d’Arco. (da libcom.org/news/letter-fiat-14062010)

La Fiat gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto.
La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse rimostranze all’amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend). A un certo punto verso la fine dell’anno scorso è iniziata a girare la voce che la Fiat aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia.
Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L’anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione. Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo “Giorno di Protesta” dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l’anno scorso. Che cosa abbiamo ormai da perdere? Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.
In questi giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla Fiat che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione. E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.
Per noi non c’è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l’azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.
Lavoratori, è ora di cambiare.

domenica 27 giugno 2010

IN 1500 PER DIRE NO AL FASCISMO.


Sabato 26 giugno la Firenze Antifascista è nuovamente scesa in piazza per ribadire il concetto che nella nostra città non ci può essere spazio per gruppi e gruppuscoli neofascisti. Un corteo militante con oltre mille compagni provenienti anche da altre città della Toscana si è snodato per il centro, ha attraversato i viali passando da piazza della Libertà ed ha poi imboccato via Lorenzo il Magnifico sostando per alcuni minuti davanti alla nuova sede dei fascisti di Casapound, poi il corteo è transitato in via Nazionale ed in via della Scala passando sotto l'altro covo fascista dove hanno la sede Forza Nuova e La Fenice per poi sciogliersi pacificamente in piazza Santa Maria Novella.

Ieri abbiamo avuto l'ennesima conferma della complicità del PDL fiorentino con i fascisti, le dichiarazioni del consigliere comunale di Casaggi Torselli in solidarietà con Casapound sono la dimostrazione lampante di come i gruppetti neofascisti non sono altro che dei servi del padronato, manodopera a basso prezzo da utilizzare nei momenti di crisi contro chi lotta per difendere i propri diritti. La storia spesso si ripete ed il ruolo dei fascisti è sempre lo stesso, servi al guinzaglio del padrone di turno, foraggiati e protetti dalla borghesia per compiere i lavori sporchi.

Il corteo di sabato non è certo la fine della mobilitazione antifascista in città, è un passaggio importante ma certo non conclusivo. La lotta antifascista andrà avanti fino a raggiungere l'obiettivo della chiusura di tutti i covi fascisti presenti in città.

Operai e studenti uniti nella lotta,
Fascisti e padroni uniti nella repressione.


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Regionale della Toscana

venerdì 25 giugno 2010

ORA E SEMPRE RESISTENZA!


Il PCL EMPOLI aderisce e partecipa al corteo promosso da FIRENZE ANTIFASCISTA per la chiusura immediata di Casapound.

mercoledì 23 giugno 2010

POMIGLIANO: E' IL MOMENTO DI RAFFORZARE LA LOTTA!


Pomigliano: il si al referendum-truffa non sfonda, è il momento di rafforzare la lotta.

Nonostante i ricatti morali e materiali che in questi giorni le dirigenze della fiat, il governo e i sindacati gialli hanno fatto ai lavoratori, il tanto pronosticato plebiscito a favore del piano fiat non c'è stato.

Il 40% degli operai, sfidando i ricatti e le minacce, ha infatti respinto l'accordo.
Ciò vuol dire che almeno 2000 lavoratori sui 5000 totali sono contrari e pronti a tutto pur di far valere i propri diritti; si tratta di un segnale forte lanciato ai padroni, un grido di lotta che adesso deve essere raccolto da tutti i lavoratori italiani, perché è questo il momento di radicalizzare la protesta, portandola avanti anche con nuovi e più incisivi mezzi, alfine di far cessare tutti gli abusi e i ricatti perpretati da governo e padronato ai danni degli operai.

Il PCL è al fianco dei lavoratori di Pomigliano e delle altre centinaia di migliaia di altri lavoratori italiani che vivono la medesima situazione. La difesa non paga, adesso dobbiamo attaccare, oppure rassegnarsi a diventare i nuovi schiavi del pagliaccio di turno.

mercoledì 16 giugno 2010

LA LOTTA DELLA FIAT DI POMIGLIANO E' UNA LOTTA CONTRO LA SCHIAVITU'!


In un cartello affisso ai cancelli FIAT di Pomigliano D’ Arco erano scritte queste parole: La Fiat vuole degli schiavi e non dei lavoratori. Questa accusa è drammaticamente reale.
La FIAT dell’ illuminato Marchionne con il consenso del governo ma anche dell’ alta burocrazia sindacale Cisl e Uil e del PD, ha gettato la maschera e nel modo più brutale ha dettato il suo ricatto che ha un valore politico enorme oltre che sindacale: Il mantenimento degli stabilimenti di Pomigliano in cambio della cancellazione dei diritti elementari dei lavoratori.
La Confindustria vuole trarre il massimo vantaggio dalla crisi pilotata partita dalla Grecia ed estesa tutta Europa.

Il deprezzamento dell’ Euro, con la cancellazione dei diritti dei lavoratori rende ora estremamente vantaggioso produrre dentro i confini nazionali a livelli altissimi di sfruttamento.
Questo è l’ ultimatum gettato in faccia ai lavoratori di Pomigliano:

1 - realizzazione di 18 turni settimanali di lavoro sulle linee di montaggio, pari a sei giorni lavorativi ed a 48 ore di lavoro complessive, compreso il sabato notturno.
2 - 120 ore di straordinario obbligatorio, da fare alla domenica.
3 - possibilità di derogare dalla legge che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno.
4 - riduzione delle pause dagli attuali 40 minuti a 30 minuti per ogni turno;
5 - possibilità di comandare lo straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti
6 - sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali che proclamano iniziative di sciopero, in particolare nel turno notturno del sabato, e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento.
7 - facoltà di non applicare le norme del Contratto nazionale che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa, in presenza di un assenteismo superiore a quello programmato.

Tutto questo partire da Pomigliano - che occupa circa 5000 operai - dove l'obiettivo è introdurre i 18 turni rispetto ai 10 o ai 15 attuali. Fare diciotto turni significa introdurre anche il sabato lavorativo e il ciclo continuo sulle 24 ore con un utilizzo integrale degli impianti.

In Fiat i 18 turni sono stati introdotti solo a Melfi, in un accordo con i sindacati siglato prima di costruire la fabbrica. Nel 2004, però, la protesta operaia ottenne i 17 turni con una riduzione della pressione della catena di montaggio.

Tutto questo significa una pesantissima pagina per il movimento operaio: cancellare la forza e l’ agibilità delle RSU e portare il ricatto di licenziamento sul singolo lavoratore che dovesse scioperare.

Per la prima volta si metterebbe in discussione il diritto di sciopero, il contratto nazionale collettivo e l’ esistenza organizzata del movimento operaio.

L’ appoggio alla lotta degli operai FIAT di Pomigliano e alla FIOM è la difesa dei diritti di tutti i lavoratori. Non è un caso che i vari Sacconi, Marcegaglia, Tremonti ma anche Bersani vedano questa organizzazione come fumo negli occhi e nel possibile accordo una svolta culturale che dovrà fare scuola.

Vogliono cancellare le RSU e la Fiom, le pressioni sulla CGIL in queste ore ne sono la dimostrazione.

Si pensa di usare questa crisi per farla pagare due volte a chi lavora. E per cambiare il sistema democratico e costituzionale. Mentre in Parlamento fanno la legge-bavaglio per la stampa, in fabbrica - con la proposta della Fiat - il bavaglio vogliono metterlo a tutti i lavoratori.

PER IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI TUTTO QUESTO E’ INACCETTABILE.
LA LOTTA DEGLI OPERAI DELLA FIAT DI POMIGLIANO E’ LA LOTTA DI TUTTI NOI.

giovedì 10 giugno 2010

BASTA TAGLI, QUESTA VOLTA PAGHINO GLI EVASORI!


Questa mattina, Giovedì 10 Giugno, il Partito Comunista dei Lavoratori è stato presente con un proprio banchino al mercato settimanale di Empoli, al fine di informare i cittadini sui tagli previsti dalla manovra finanziaria del governo, attualmente in corso di approvazione.

Tale provvedimento infatti, da un lato colpisce duramente salari e pensioni, e dall'altro favorisce gli evasori e i disonesti attraverso l'ennesimo condono edilizio.

Perché, almeno per una volta, non si tagliano le spese di guerra, le rendite milionarie e i vitalizzi dei parlamentari, invece dei redditi di lavoratori e pensionati?
Per far sentire finalmente la voce dei lavoratori in merito alla questione è stata anche iniziata una petizione popolare che ha raggiunto subito molte adesioni.

lunedì 7 giugno 2010

CONTRO LA CRISI E LA FINANZIARIA DEL GOVERNO COSTRUIAMO L'UNITA' DEI LAVORATORI

La crisi morde e il governo dopo averla a lungo nascosta oggi se la prende con i servizi sociali e i lavoratori pubblici. Chi non ha mai pagato continua a non farlo con l'ennesimo condono, quello edilizio. Le banche e gli speculatori, responsabili della crisi finanziaria, dormono sonni tranquilli e dopo essere stati salvati dai governi europei con i soldi della classe lavoratrice, danno di nuovo l'assalto alla finanza internazionale.
La Grecia brucia e ci parla anche di noi. Sacrosanta e necessaria la manifestazione di oggi contro una finanziaria che attacca pesantemente il salario dei lavoratori pubblici già colpiti da precarietà e abbassamento dei diritti, che continua il massacro della scuola con il taglio di altre decine di migliaia di insegnanti e cala la scure sui servizi sociali, in molti casi vero e proprio salario indiretto per i lavoratori, che taglia drasticamente i trasferimenti agli enti locali.
Un anticipo del federalismo in salsa leghista, con gli enti locali ridotti -ancor più che in passato- ad esosi gabellieri dello Stato centrale contro i lavoratori. Insomma una finanziaria di classe, di banchieri, padronato e destre che, per giunta, incassa la disponibilità collaborativa del PD. Quale la risposta della classe lavoratrice? Questa manifestazione è un passo che deve necessariamente prendere la giusta direzione.
É necessario favorire l'unità di tutti i lavoratori e suscitare la loro combattività a partire da ogni vertenza particolare fino alla costruzione di una vertenza generale del mondo del lavoro, del precariato, degli studenti, dei territori, che sfoci in una mobilitazione prolungata che combini lo sciopero generale, l’occupazione delle aziende in crisi, l’occupazione delle scuole e delle università, la mobilitazione nei territori. Occorre sbaragliare la “complicità” delle burocrazie sindacali confederali senza ripiegare su alcuna autoreferenzialità e autocompiacimento.
Naturalmente il Partito Comunista dei Lavoratori aderisce ad ogni mobilitazione dei lavoratori contro le politiche antisociali del governo così come ad ogni sciopero, per quanto sminuito nell'impatto sociale e nella sua valenza politica. É il caso dello “sciopericchio” di 4 ore proclamato dalla CGIL per il prossimo 25 giugno.
Ancora con maggiore determinazione, pertanto, il PCL chiede a tutte le sinistre politiche e sindacali di unire le proprie forze in uno sciopero generale vero, a carattere prolungato, sino al ritiro della manovra: uno sciopero combinato con l’assedio di massa di Governo e Parlamento.
Non lasciamo in pace la burocrazia di una CGIL volutamente votata alla disfatta, e dopo il giusto sciopero generale del 14 giugno indetto dal sindacalismo di base e di classe, scioperiamo anche il 25 chiedendo ai lavoratori di non rientrare al lavoro dopo sole quattro ore ma di continuare a presidiare le piazze d'Italia. Sarebbe l'inizio di un'autentica prova di forza che muovendo tutte le energie del mondo del lavoro, del precariato, dei disoccupati, dei giovani, dei migranti formi uno schieramento in grado di contrastare e sconfiggere le politiche borghesi di centro-destra e di centro-sinistra, di battere le logiche concertative delle burocrazie sindacali.
A tal fine il PCL ritiene necessario che tutte le organizzazioni sindacali e politiche della sinistra uniscano le forze per costruire un'assemblea nazionale di delegati che discuta una piattaforma di rivendicazioni unificanti e le forme di lotta necessarie.

martedì 1 giugno 2010

IN CENTINAIA AD EMPOLI CONTRO IL TERRORISMO SIONISTA.



L’aggressione militare israeliana contro le imbarcazioni filo palestinesi, con l’assassinio di decine di uomini e donne, conferma una volta di più la natura criminale dello Stato sionista: uno Stato nato dal terrore antipalestinese, che si perpetua coi metodi del terrore e della pirateria.
Uno Stato estraneo a ogni legge, che offende ed umilia la tradizione migliore dello stesso popolo ebraico. I fatti dimostrano che non c’è nessuna possibilità di pacifica convivenza con lo Stato sionista.
Solo l’abbattimento rivoluzionario dello Stato d’Israele, e la prospettiva di una Palestina unita, laica, socialista- rispettosa dei diritti della minoranza ebraica- possono assicurare il pieno diritto di autodeterminazione del popolo palestinese ed arabo, liberando il Medio Oriente e il mondo da un focolaio permanente di oppressione e di guerra.
Il PCL porterà questa rivendicazione davanti alle ambasciate israeliane e in tutte le manifestazioni antisioniste