mercoledì 17 dicembre 2008

FRONTE UNICO POSSIBILE, A PATTO CHE....

Pubblichiamo, di seguito, il comunicato di risposta a Ferrero (segr. PRC) riguardo la necessità di creare un fronte unico tra tutte le sinistre, apparso su Liberazione domenica scorsa.
Caro Paolo,
siamo disponibili a discutere la proposta da te avanzata di un coordinamento dell'azione di opposizione tra le diverse forze della sinistra. Partendo naturalmente dalla reciproca chiarezza.Come sai, non c'è possibile equivoco sulla netta distinzione di principi e programmi tra i nostri partiti. Una divergenza di fondo non solo misurata dalla collocazione opposta verso il governo confindustriale di Romano Prodi, ma confermata dall'esperienza di questi mesi: sia in merito alla linea di intervento nella lotta di classe e nei movimenti di massa; sia sul terreno del rapporto con il centro sinistra a partire dalle amministrazioni locali, dove continuano a sedere in tutta Italia gli assessori di Prc e Pdci; e dove è invitabile una presentazione distinta dei nostri partiti alle prossime elezioni amministrative (come già in Abruzzo). Più in generale, proprio l'approfondirsi della crisi capitalistica fa da cartina di tornasole di due indirizzi programmatici tra loro alternativi: laddove il gruppo dirigente del Prc continua a riproporre un programma sostanzialmente neokeynesiano (l'"l'uscita dalla crisi del neoliberismo" secondo le parole della tua lettera), mentre il Pcl avanza la prospettiva della rottura anticapitalistica e del governo dei lavoratori come unica risposta reale e progressiva alla crisi del capitale, fuori da ogni vecchia illusione riformista. A maggior ragione naturalmente sono profonde le divergenze tra il Pcl e le altre forze del cosiddetto Arcobaleno (area vendoliana, sinistra democratica, Verdi), ancor più organicamente interne alla logica del centro sinistra e del riformismo.Tuttavia la divaricazione strategica tra rivoluzionari e riformisti non ha mai pregiudicato, di per sé, nella storia migliore del movimento operaio, la ricerca dell'unità d'azione contro il nemico comune, in particolare di fronte a offensive reazionarie e padronali. Oggi il congiungersi della più grave crisi capitalistica del dopoguerra e dei suoi drammatici effetti sociali, con la presenza del governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dal 1960, ripropone l'attualità di un fronte unico d'azione tra tutte le forze, politiche e sindacali, del movimento operaio e popolare. E di un aperto confronto in esso sulla risposta da dare alla crisi.Per parte nostra, in vista di un necessario approfondimento, intendiamo anticiparti brevemente la nostra concezione e proposta di fronte unico.Proponiamo, innanzitutto, che il coordinamento dell'azione comune sia pienamente autonomo dal Pd e dall'Idv. Non è possibile coordinare una opposizione di classe a braccetto con partiti che sono espressione della classe avversa. Per questo il Pcl combinerà la pratica del fronte unico a sinistra con la battaglia più generale per la rottura di tutte le forze del movimento operaio e popolare con il Pd e con le coalizioni di centro sinistra, a difesa della piena indipendenza delle ragioni del lavoro e di tutti i settori oppressi.Proponiamo che il coordinamento dell'azione non si riduca a relazioni rituali (concordare date di calendario per iniziative o manifestazioni comuni…) ma si confronti apertamente con le esigenze concrete dei movimenti reali: in termini di proposte di obiettivi, forme di lotta, forme di organizzazione, lavoro di ricomposizione di un blocco sociale alternativo. Per parte nostra ribadiremo, tanto più di fronte alla crisi, la proposta della vertenza generale unificante del mondo del lavoro, dei precari, degli studenti, dei disoccupati, attorno ad una piattaforma di svolta, e in funzione di una lotta generale prolungata, come asse centrale di intervento nella classe operaia e nei movimenti di massa.Pensiamo che il coordinamento dell'azione non possa limitarsi a obiettivi e rivendicazioni contingenti, ma debba combinarsi con un confronto aperto sulla prospettiva generale. Tanto più in un quadro di profonda crisi capitalistica in cui ogni seria lotta di massa cozza con i limiti strutturali del sistema e riconduce alla necessità di un'alternativa generale. In questo quadro il Pcl avanzerà a tutte le forze della sinistra, politiche e sindacali, una proposta di lotta comune per un programma anticapitalistico contro la crisi. Consapevoli delle divergenze, ma determinati ad un confronto libero e pubblico tra le posizioni, di fronte ai lavoratori.Crediamo che il fronte unico d'azione debba coinvolgere dal basso, nella forma più larga il popolo delle sinistre e il loro insediamento sociale e di movimento. Per questo abbiamo proposto pubblicamente già a luglio - e qui rinnoviamo - la costituzione di "un parlamento dei lavoratori e delle sinistre". A fronte della deriva reazionaria del governo contro i diritti sociali e democratici, della subalternità dell'opposizione parlamentare borghese e liberale (Pd); a fronte dell'eccezionalità storica della collocazione extra parlamentare, oggi, di tutte le sinistre, pensiamo che queste stesse sinistre possano dar vita ad un proprio "parlamento" indipendente quale espressione organizzata di un fronte unico di lotta, politico e sociale contro il governo e il padronato. Chiamando il proprio popolo, a partire dai lavoratori, ad eleggerlo su base democratica secondo un principio rigorosamente proporzionale; garantendo ad ogni sua componente la piena autonomia e programmatica; aprendolo al coinvolgimento di tutte le espressioni indipendenti del movimento sindacale e dei movimenti di lotta.Queste proposte, nel loro insieme, non sono naturalmente pregiudiziali rispetto alla discussione sulle forme di coordinamento dell'unità d'azione. Ma intendiamo portarle avanti con convinzione chiedendo un confronto di merito su di esse a tutte le forze della sinistra. Un confronto che proponiamo avvenga anche in forma pubblica col più largo coinvolgimento possibile del corpo collettivo dei partiti della sinistra, della stampa di riferimento e dei loro interlocutori di movimento.

martedì 9 dicembre 2008

CONTRO OGNI REPRESSIONE: SOLIDARIETA' AI COMPAGNI GRECI

Anche in Grecia, così come in Italia ed in tutto il mondo, esplode feroce la crisi economica. Checchè ne dicano i benpensanti economisti liberal-borghesi, questa si rivela non tanto come una circoscritta crisi del settore finanziario, ma altresì come crollo strutturale del sistema di produzione capitalista, mostrandone sempre più le evidenti contraddizioni interne. In un sistema economico-sociale che tutela solo i grandi industriali e speculatori, a discapito della moltitudine dei lavoratori, e che attraverso le strutture della democrazia borghese salvaguarda solo l'interesse dei pochi privilegiati, è ovvio che la crisi economica ricada unicamente sui ceti meno abbienti. Il fallimenti delle manovre finanziarie dei ricchi, e delle politiche della classe borghese sono pagate in tutto il mondo dagli operai, dai poveri e in primo luogo dai giovani. In Grecia, così come in Italia, i governi delle destre per far fronte alle perdite dei padroni promuovono misure atte a colpire i salari, le politiche sociali, la scuola e l'università. E' in questo contesto che i giovani greci hanno portato nei giorni scorsi la contestazione al governo. Ed è in questo contesto che, come al solito, una tromba ha squillato per sedare con ogni mezzo le giuste rivendicazioni dei lavoratori e degli studenti: come sempre in questi casi ha squlillato la tromba della repressione. Un giovane è stato ucciso a colpi di pistola da un agente di polizia, e in seuito a ciò si è scatenata una ribellione carica di rabbia da parte di migliaia di giovani che, da ormai tre giorni ,mettono alle strette polizia e governo. A niente è servito l'arresto del poliziotto accusato di omicidio volontario, la protesta contro il governo e contro la repressione va avanti. Portiamo anche noi la nostra soldarietà ai compagni che lottano in Grecia contro la repressione, segnalando qua sotto un video in memoria di Andreas Grigoropoulos, il giovane anarchico assassinato dalla polizia:

lunedì 8 dicembre 2008

Sciopero del 12 Dicembre: E' L'ORA DELLA LOTTA GENERALE E DELL' UNITA' TRA OPERAI E STUDENTI


In tutto il mondo la crisi del capitalismo si abbatte sui lavoratori e sui giovani. Industriali e banchieri che per vent'anni hanno spremuto i lavoratori a vantaggio dei propri profitti, ora chiedono loro di tirare ancora la cinghia per salvare il proprio sistema di rapina.
In Italia il governo Berlusconi, che aveva avuto la faccia tosta di presentarsi come "Robin Hood", sta offrendo alle banche e alle grandi imprese – già beneficiate dal governo Prodi-D'Alema-Di Pietro-Ferrero – nuove decine di miliardi a carico dei contribuenti. A pagare il conto sono chiamati i salari da fame, i posti di lavoro, il precariato dilagante, la scuola pubblica fatiscente, una sanità sempre più a pezzi. Altro che le miserabili elemosine natalizie offerte "ai più poveri"!
Ora basta!
La mobilitazione continuativa degli studenti, ha indicato la via della ribellione sociale mettendo per la prima volta Berlusconi in difficoltà. È una lezione per tutto il mondo del lavoro. Dimostra che non bastano proteste verbali e iniziative rituali, ma che solo una prova di forza continuativa, a oltranza, può piegare le resistenze della controparte.
Tutto il mondo del lavoro può e deve entrare ora nel varco aperto dagli studenti. "Noi non paghiamo la vostra crisi" dicono gli studenti. "Noi non paghiamo la vostra crisi", possono dire gli operai, avanzando una propria piattaforma di lotta, come base di uno sciopero generale prolungato. "Paghi chi non ha mai pagato": i grandi profitti di banche e imprese, le spese militari, i privilegi clericali, i privilegi istituzionali "di casta", le regalie scandalose a scuola privata e sanità privata. E le risorse così risparmiate vadano finalmente al mondo del lavoro!
Salari, stipendi e pensioni devono aumentare di almeno 300 euro netti mensili.
Bisogna istituire un salario minimo intercategoriale di almeno 1300 euro netti; una quota analoga di salario totalmente detassato; e una indennità di disoccupazione di almeno 1000 euro netti fino all’assunzione.
I mutui usurai che opprimono milioni di famiglie devono essere abbattuti.
I fondi pensione truffaldini devono tornare ai lavoratori e alla previdenza pubblica.
I licenziamenti vanno bloccati. Il diritto alla cassa integrazione, con una copertura dell'80 per cento del salario pieno va esteso a tutti i lavoratori.
Le leggi di precarizzazione del lavoro devono essere abolite, con l'assunzione di tutti i lavoratori oggi precari.
I lavoratori immigrati "irregolari" devono avere finalmente il permesso di soggiorno.
Il lavoro che c'è va distribuito fra tutti, con una riduzione progressiva dell'orario di lavoro, a parità di paga, sino al riassorbimento della disoccupazione.
Vanno aboliti i tagli sociali di Berlusconi e quelli ereditati dal precedente governo: e investite grandi risorse pubbliche, sotto controllo sociale, nella scuola e nell'università pubblica, nella sanità pubblica, nei trasporti, nel risanamento dell'ambiente, in tutte le voci sociali che per quindici anni centro-sinistra e centro-destra hanno colpito a vantaggio di banche e confindustria.

Certo, è un programma di lotta "radicale": quanto quello di banchieri e industriali contro i lavoratori e i giovani.
È ora di ribaltare le leggi ipocrite della proprietà privata! Migliaia di industriali licenziano i propri dipendenti nel nome della crisi. Perchè i dipendenti non possono licenziare gli industriali? Si nazionalizzino, senza indennizzo e sotto controllo operaio, tutte le aziende in crisi e che licenziano: a difesa del posto di lavoro, e con risparmio oltretutto di risorse pubbliche, oggi regalate a speculatori senza scrupoli. Le banche espropriano ricchezze e risparmi di milioni di persone, con ricatti di ogni tipo. Perchè non si possono espropriare le banche, unificarle in un unico istituto di credito pubblico, sotto controllo sociale, unicamente dedito all'aiuto della società, invece che alla rapina contro la società?
Cambiare si può. Ma può farlo solo la forza collettiva dei lavoratori. Solo mettendo in discussione le leggi del capitalismo. Solo collegando le lotte immediate di ogni giorno alla prospettiva di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, che riorganizzi la società da cima a fondo, in base alle esigenze dei molti, e non al profitto dei pochi.
Il PCL è l'unico partito rivoluzionario della sinistra italiana. L'unico partito che vuole unire i lavoratori, in piena autonomia da centro-destra e centro-sinistra. Non a caso è l'unico partito, a sinistra, che non ha mai dato fiducia a Prodi e che oggi è impegnato per la cacciata di Berlusconi, in tutte le lotte dei lavoratori e degli studenti.
Costruiamo insieme il PCL, "la sinistra che non tradisce", la sinistra anticapitalista.

mercoledì 3 dicembre 2008

Sky, Mediaset, Rai: spegniamo la Tv !


Non ci sorprende affatto che Berlusconi, presidente del consiglio, proprietario di tre reti televisive analogiche, altrettante a pagamento, e con le mani su altre tre pubbliche, non perdesse un attimo di tempo nel recepire l’ammonimento europeo sulla diseguaglianza dell’iva per Sky rispetto a Mediaset, e al fine di fare cassa e di indebolire il principale concorrente, eseguisse immediatamente il riallineamento di questa al 20%. Non ci stupisce nemmeno che Pd e Idv siano insorti con tanto populismo contro questo provvedimento, il quale rischia, a loro dire, "di costare ben 4 euro di aumento mensile sugli abbonamenti dei tifosi di calcio". Ciò che ci stupisce realmente, di fronte a tale senso di adempimento delle regole comunitarie da parte del governo, è il fatto che a distanza di anni, questo stesso governo non intervenga con tanta solerzia nel ratificare il provvedimento europeo che intima all’Italia di spostare sul satellite Rete 4, tv del premier, che da dieci anni occupa illegalmente le frequenze assegnate ad una Tv concorrente (Europa Sette). Nemmeno Il Pd ipocrita, e l’IDV opportunista, quando furono al governo negli anni scorsi, assieme al centro sinistra, diedero esecuzione al provvedimento. La verità è che Rete 4 sarà spostata sul satellite solo quando il governo sarà sicuro di garantire a Mediaset una posizione di monopolio anche sul digitale. Tutte le varie riforme del sistema televisivo propinate in questi anni, si veda ad esempio la legge Gasparri, mirano a questo obiettivo: La cancellazione del servizio pubblico televisivo, tramite lo smembramento ed il fallimento della RAI che sarà così privatizzata. Mai come in questi anni, il sistema televisivo si manifesta per quello che è realmente: un efficace mezzo di controllo politico e sociale, una formidabile macchina di consenso elettorale tramite i tg, e di prostituzione commerciale attraverso gli spot. Noi del Pcl ci battiamo, altresì, per un sistema televisivo pubblico, sotto il controllo non dei partiti ma dei cittadini, che utilizzi la tv per fini educativi, di divulgazione scientifica e culturale, come mezzo ricreativo e di espressione sociale, non sottoposto agli sponsor e alle lobby partitiche. In attesa di questo, spegniamo la tv ed accendiamo i cervelli!