mercoledì 25 aprile 2012

IN PIAZZA SI ... MA CONTRO: IL PCL CONTESTA NAPOLITANO A PESARO!



In piazza, sì, ma contro. Così può riassumersi, senza alcun giro di parole, la presenza in piazza del Partito Comunista dei Lavoratori il 25 aprile a Pesaro in occasione della visita di Giorgio Napolitano. L'intento di manifestare il più fermo dissenso tramite il nostro striscione (su cui campeggiava la scritta "Resistenza al governo delle banche") e gli slogan adatti all'occasione è stato tuttavia tarpato dall'intervento della Digos, che, intervenendo per prendere i documenti a tutti i nostri compagni e minacciando denunce per manifestazione non autorizzata (incredibile risulta il classificare in tal modo una contestazione all'interno di una piazza!), ci ha obbligato a limitarci alla sola esposizione di striscione e bandiere. 


La minaccia occorsa risulta francamente intollerabile, ancor più alla luce del fatto che la stessa prefettura, a poche centinaia di metri di distanza, aveva autorizzato un presidio fascista di Forza Nuova, vergognosa provocazione nel giorno della Liberazione di cui si sono rese complici, direttamente o indirettamente, tutte le istituzioni locali, antifasciste a parole ma assai meno nei metodi. 


La nostra contestazione si rivolgeva direttamente a Giorgio Napolitano, primo esponente e promotore del governo Monti, fautore di quelle misure lacrime e sangue che hanno messo il paese in ginocchio in nome del profitto bancario. Davanti al suo interventismo ed alla sua complicità, la nostra risposta è stata quella di rilanciare la più ferma opposizione a questo esecutivo dei banchieri, rivendicando in maniera decisa la parola d'ordine della cancellazione del debito pubblico contratto nei confronti di banche ed istituti finanziari con conseguente nazionalizzazione degli stessi e senza indennizzo per i grandi azionisti. Una misura di rottura con questo sistema, apertamente rivoluzionaria. E per questo l'unica plausibile. 


Resta, quella del Partito Comunista dei Lavoratori, l'unica presenza organizzata apertamente contestatoria presente in questa piazza, in piena linea con quello che i nostri compagni hanno fatto (ad esempio in Sardegna) e faranno in tutto il resto del paese, rigettando apertamente l'idea di Napolitano come figura istituzionale super partes, avendo egli chiaramente dimostrato il suo inaccettabile posizionamento politico a seguito della caduta berlusconiana.

martedì 10 aprile 2012

ENNESIMO CASO DI PEDOFILIA NELLE PARROCCHIE DELL'EMPOLESE: OCCORRE TENERE ALTA LA VIGILANZA SU TUTTI I LUOGHI DI CULTO DELLA ZONA


Le indagini su don Daniele Rialti, fino a poco tempo fa esponente di spicco della chiesa empolese di via Masini, così come i tanti casi relativi ad abusi sessuali su minori accaduti in Toscana, riportano ciclicamente alla luce il dramma di bambini e adolescenti (migliaia solo nell'ultimo decennio) che, indifesi e spesso abbandonati ingenuamente dai genitori nelle mani del prete di zona, hanno subito violenze e umiliazioni che difficilmente si sono potute rimarginare. 
Allo stesso tempo si ripropone il tema della vergognosa girandola dei preti pedofili che, colti sul fatto o indagati dalla Magistratura dello Stato Italiano, vengono semplicemente tolti dal luogo del delitto e inviati dalle istituzioni religiose in un'altra città dove, sconosciuti alla popolazione, possono riprendere tranquillamente la loro opera di plagio e di abuso sui minori. Ci sono stati addirittura molti casi di sacerdoti stranieri che, condannati o inseguiti da mandati di cattura per reati sessuali nel paese di origine, si sono rifugiati in Italia dove le istituzioni clericali hanno offerto loro copertura e nuove parrocchie da gestire.

La Magistratura farà il suo corso, ma resta la preoccupazione che come spesso accade, i religiosi pedofili non paghino per i loro delitti, come è stato per il caso di don Lelio Cantini, per almeno venti anni violentatore impunito e fino a pochi anni prima della morte coperto dalla chiesa fiorentina la quale fu definita dall'allora PM Canessa durante le indagini 'omissiva e inerte' e che avrebbe 'finto di non vedere'.

Per il bene della cittadinanza vogliamo con questo comunicato sensibilizzare le forze dell'ordine ad eseguire controlli a tappeto in tutti i luoghi di culto della zona, nelle parrocchie, negli oratori, nelle chiese, ed in generale in tutti quei luoghi dove, dati alla mano, è esponenzialmente più alto il livello di incidenza di reati di pedofilia.

giovedì 5 aprile 2012

IL TRIANGOLO MONTI - BERSANI - CAMUSSO



Tutti ricordano le immagini del pranzo di Cernobbio, al quale presero parte poche settimane orsono, il presidente del consiglio Monti, la Segretaria della CGIL Camusso, Bersani del PD e Alfano del PDL. Immagini conviviali di un banchetto concertativo che aveva come piatto principale l'articolo diciotto  dello statuto dei lavoratori. Così tra una portata e l'altra e con il sorriso sulle labbra i 4 amici tessevano la trama, per certi versi teatrale, della messa in scena di questi giorni.

Monti, da cattivo e perfido tecnocrate quale è, apre lo spettacolo lanciando un'anatema contro l'articolo 18. Di risposta la Camusso, segretaria del maggior sindacato italiano minaccia di convocare lo sciopero generale per la fine di Maggio. Nel frattempo, nei Tg e sui giornali si discute di quisquiglie: reintegro si, reintegro no... giudice si, giudice no... Mentre Renzi proclama che dell'articolo 18 "non glie ne può fregare di meno", il resto del PD, visto l'approssimarsi delle elezioni amministrative, temporeggia.

Nella tarda notte di ieri, dopo che persino la UIL aveva giudicato irricevibile la bozza del governo, la Camusso firma l'accordo sull'articolo diciotto, vantandosi di essere riuscita, più che a far reinserire nel testo la parola reintegro, a tenere unito un partito come il PD che sta insieme con lo sputo.

Non passa nemmeno mezza giornata che il Monti dichiara alla stampa, per consolare la Marcegaglia che forse  era stata tratta in inganno dalla soddisfazione della Camusso, che l'articolo 18 è definitivamente carta straccia. 

E qui, sul finire della farsa e senza colpo ferire, entrano in scena Bersani e Alfano entrambi pronti a " cambiare in meglio la legge in parlamento". Le castagne son tolte dal fuoco, le figure di merda sono state evitate e si può andare alle elezioni borghesi senza essersi sporcati troppo le mani col sangue dei lavoratori.

MILANO 31 MARZO: BUONA MANIFESTAZIONE CONTRO IL GOVERNO MONTI


La manifestazione di Milano contro il governo Monti Napolitano ha registrato una partecipazione di molte migliaia di lavoratori e di giovani, e un fronte unico vasto di tutte le organizzazioni politiche, sindacali, di movimento che oggi si collocano con chiarezza all'opposizione. 

Dominante, in tutto il corteo, è stata la rivendicazione della cacciata del governo ( “licenziamolo con giusta causa”) e la contestazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ( “presidente dei banchieri”). Significativo l'ingrossamento progressivo del corteo lungo il percorso, con l'ingresso nelle sue fila di semplici passanti desiderosi di manifestare la propria rabbia contro le politiche dominanti e di denunciare la propria situazione di sofferenza ( lavoratori licenziati senza causale, lavoratori esodati, giovani precari). 

Oltre alla presenza consistente delle forze sindacali promotrici ( Area 28 Aprile della CGIL,USB,CUB) e alla folta rappresentanza di movimenti e lotte sociali ( No Tav, comitati dei precari, ferrovieri in lotta, organizzazioni studentesche..), il corteo ha registrato una presenza diffusa della sinistra politica di opposizione: a partire da PRC, PCL, SC. 

L'operazione rozza e scorretta della piccola organizzazione di Rizzo (Sinistra Popolare) che ha violato tutti gli accordi presi circa la disposizione nel corteo ( alla ricerca di propri spazi pubblicitari di immagine che potessero compensare l'estrema esiguità dei numeri), è stata giustamente tollerata- in questo caso- dagli altri partiti e organizzazioni, per evitare effetti di disturbo su una manifestazione unitaria di particolare importanza in un momento cruciale. 

Molto significativa nel corteo la presenza organizzata del PCL: che si conferma una volta di più e di gran lunga come la presenza politica di piazza più consistente a sinistra del PRC, e sicuramente come l'organizzazione più combattiva e caratterizzata. Un successo quello di ieri non scontato, e per questo tanto più significativo, tenendo conto che il PCL- a differenza di altri- è impegnato proprio in questi giorni nella presentazione delle proprie liste elettorali in numerose città ( Genova, Palermo, Parma, Carrara, Pistoia, Catanzaro, e in numerosi centri minori). Dietro il grande striscione “Via il governo di Confindustria e banche, per un governo dei lavoratori” centinaia di compagni del PCL hanno sfilato inquadrati e organizzati dal servizio d'ordine del partito, ritmando per tutto il tempo slogan rivoluzionari, sino all'ingresso conclusivo e molto caratterizzato in piazza Affari. Dove il compagno Marco Ferrando è intervenuto, a nome del partito, nell'affollato comizio finale della manifestazione, dopo Cremaschi e Ferrero: ponendo la necessità della continuità della mobilitazione, di una svolta unitaria e radicale nelle forme di lotta ( sciopero generale prolungato), di una prospettiva di rivoluzione quale unica alternativa al capitalismo e alla sua crisi, in Italia come in tutta Europa. 

Leale e corretta nei rapporti di fronte unico con gli altri soggetti e partiti, fortemente caratterizzata e distinta nel proprio messaggio e proposta politica: la manifestazione di ieri, nel suo piccolo, è stata un manifesto dell'identità e della cultura del Partito Comunista dei Lavoratori. E forse anche un salto di riconoscibilità esterna di questo patrimonio.