Adesso le amministrazioni locali si impegnino a ripubblicizzare totalmente i servizi pubblici, si varino piani di sviluppo per le fonti rinnovabili e si impongano le dimissioni a Berlusconi con una grande mobilitazione di piazza.
Il raggiungimento, per nulla scontato, del quorum a tutti e quattro i quesiti referendari ( circa il 57%) e la vittoria schiacciante dei si ( oltre 95%), delineano chiaramente la volontà di cambiamento della maggioranza dei lavoratori e della società.
Il voto, checché ne dicano adesso gli sconfitti, assume un valore duplicemente politico:
In primo luogo emerge netta la volontà degli elettori di ritornare ad un sistema di gestione pubblica dei servizi pubblici locali, i quali, a partire dal servizio idrico ( e da acque s.p.a), per finire ai trasporti e alla gestione dei rifiuti ( publiambiente), dovranno essere totalmente ri- pubblicizzati.
Al contempo gli elettori hanno ribadito il loro no all'utilizzo dell'energia nucleare, impegnando adesso il governo e le regioni a varare al più presto piano energetici basati sulle fonti rinnovabili: in questo senso il caso del fallimento della Easy Green di Scandicci che coinvolge ben 375 lavoratori, a causa del blocco dei finanziamenti al settore del rinnovabile, è più che emblematico.
In secondo luogo lo straordinario successo del referendum, vista anche la voluta politicizzazione del voto da parte di Berlusconi, esprime una crescente volontà di cambiamento da parte di settori maggioritari della società italiana.
Questa domanda di cambiamento, chiara e decisa, non può adesso essere trascurata dalla sinistra italiana, ma deve incontrare, anzi, una risposta altrettanto chiara e decisa :
Travasare nelle piazze la domanda delle urne. Non si tratta di chiedere a Berlusconi le dimissioni che si ostina a non dare. Si tratta di imporgliele con una mobilitazione popolare straordinaria che unifichi il mondo del lavoro, i giovani, e tutto l'associazionismo democratico, in una lotta di massa continuativa e radicale: che assedi i palazzi del potere sino alla caduta del governo. Questo è l'appello unitario che rinnoviamo ,tanto più oggi, a tutte le sinistre politiche , sindacali, associative.
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