In questi giorni il ministro dell'economia Giulio Tremonti è stato oggetto di molteplici pressioni da parte dei suoi alleati di governo ( PDL e Lega) i quali, digerite le batoste delle amministrative e del referendum gli implorano adesso di " allentare i cordoni della borsa". Questa strana espressione, usata sia dal Premier Berlusconi che dal ministro Maroni, ha un significato semplicissimo: cercare, in barba al patto di stabilità europeo, di aumentare la spesa pubblica ( o tagliare la tasse) in favore dei ceti medi della popolazione, in modo da recuperare un pò del consenso perduto dal governo negli ultimi mesi.
A questa domanda Tremonti ha risposto di " non poter fare questa manovra senza aumentare il deficit" del paese, e che si tratta di una manovra pericolosissima, visto anche il recente declassamento del debito nostro paese, da parte delle agenzie internazionali di rating.
Ma è possibile, ci siamo domandati noi, fare questa "manovra fiscale" a favore delle fasce più deboli della società senza creare deficit ulteriore?
La risposta è si. Non solo è possibile ma è l'unica via per uscire da questo empasse dovuto dalla recessione economica. Basta tagliare i privilegi dei ricchi e delle grandi lobby e ridistribuire la ricchezza.
Caro Tremonti, a differenza tua noi sappiamo benissimo quali sono le spese da tagliare:
1. immediato ritiro da tutte le missioni di guerra.
2. riduzione di tutti gli stipendi dei parlamentari, senatori, portaborse a 1500 euro mensili.
3. blocco immediati di tutti i finanziamenti, più o meno occulti, al Vaticano e alle scuole private.
4. aumento della tassazione sulle rendite e sulle operazioni finanziarie.
5. lotta senza quartiere all'evasione fiscale delle grandi imprese.
Questa è la ricetta, la sola, che può liberare risorse a favore dei lavoratori, dei giovani e delle famiglie. Il resto è demagogia e menzogna.
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