Dopo aver sentito dichiarare al Presidente della Repubblica la volontà di respingere in mare gli immigrati, proclamare un nuovo interventismo militare in Libia, e più volte richiamare le forze politiche ad una unità nazionale borghese contro i lavoratori, lo abbiamo sentito nei giorni scorsi spendere parole di ammonimento verso la magistratura.
Il benemerito presidente ha rivolto infatti un accorato appello ai giudici e ai pubblici ministeri pregandoli, per il bene del paese, di non accanirsi troppo e non indagare più di tanto sui reati della classe politica. Non sia mai che, visto il clima di esasperazione sociale, si ripiombi ai fasti della tangentopoli del 1992.
Già, il 1992. Tante sono le analogie con quell'anno disgraziato per la cosiddetta Prima Repubblica dei governi DC e PSI.
Anche allora c'era Dipietro, anche se era un PM accusatore e non un politico, c'era un mafioso come Craxi al governo ( oggi ci dobbiamo accontentare del suo degno successore Berlusconi ), c'erano Andreotti e D'alema, ma soprattutto c'era Giorgio Napolitano.
Oggi come allora, Giorgio occupava un ruolo strategico e di primo piano per la sinistra italiana ( allora PCI adesso PD): era presidente della Camera.
Fu infatti il presidente della camera dei deputati nel 1992, proprio in quella legislatura rimasta celebre per aver negato svariate volte le autorizzazioni di arresto di parlamentari inquisiti, e per aver negato, addirittura, la consegna degli originali dei bilanci dei partiti agli ufficiali di Guardia di Finanza che li reclamavano, proprio su ordine del presidente della Camera.
Ieri come oggi, la sinistra riformista e affarista, può dire di avere avuto l'uomo giusto al posto giusto.
All'epoca Napolitano riuscì, grazie ai suoi rapporti “diplomatici” con lo stato e con i magistrati, ad impedire che anche l'intero PCI, al quale lui stesso aveva per anni versato illegalmente i rubli provenienti da Mosca, finisse spazzato via dalla bufera di tangentopoli.
La storia, da li in poi, è nota a tutti: Craxi fu esiliato e la DC sciolta. Il PCI continuò senza intoppi il proprio percorso revisionistico, cosi come nei progetti della “ala destra” alla quale Giorgio faceva riferimento, tramutandosi in PDS, poi DS ed infine PD, continuando a mantenere, parole di Giorgio, “una linea di confronto non distruttivo tra maggioranza e opposizione” con tutti i successivi governi Berlusconi. Uno dei pm accusatori del pool mani pulite, Dipietro, fu candidato infine nelle liste dell'Ulivo nella circoscrizione Mugello ed eletto senatore.
Chissà se anche a questo giro, Napolitano riuscirà nell'impresa di tenere i suoi colleghi di partito fuori dagli scandali e dalle inchieste.
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