La manifestazione di Milano contro il governo Monti Napolitano ha registrato una partecipazione di molte migliaia di lavoratori e di giovani, e un fronte unico vasto di tutte le organizzazioni politiche, sindacali, di movimento che oggi si collocano con chiarezza all'opposizione.
Dominante, in tutto il corteo, è stata la rivendicazione della cacciata del governo ( “licenziamolo con giusta causa”) e la contestazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ( “presidente dei banchieri”). Significativo l'ingrossamento progressivo del corteo lungo il percorso, con l'ingresso nelle sue fila di semplici passanti desiderosi di manifestare la propria rabbia contro le politiche dominanti e di denunciare la propria situazione di sofferenza ( lavoratori licenziati senza causale, lavoratori esodati, giovani precari).
Oltre alla presenza consistente delle forze sindacali promotrici ( Area 28 Aprile della CGIL,USB,CUB) e alla folta rappresentanza di movimenti e lotte sociali ( No Tav, comitati dei precari, ferrovieri in lotta, organizzazioni studentesche..), il corteo ha registrato una presenza diffusa della sinistra politica di opposizione: a partire da PRC, PCL, SC.
L'operazione rozza e scorretta della piccola organizzazione di Rizzo (Sinistra Popolare) che ha violato tutti gli accordi presi circa la disposizione nel corteo ( alla ricerca di propri spazi pubblicitari di immagine che potessero compensare l'estrema esiguità dei numeri), è stata giustamente tollerata- in questo caso- dagli altri partiti e organizzazioni, per evitare effetti di disturbo su una manifestazione unitaria di particolare importanza in un momento cruciale.
Molto significativa nel corteo la presenza organizzata del PCL: che si conferma una volta di più e di gran lunga come la presenza politica di piazza più consistente a sinistra del PRC, e sicuramente come l'organizzazione più combattiva e caratterizzata. Un successo quello di ieri non scontato, e per questo tanto più significativo, tenendo conto che il PCL- a differenza di altri- è impegnato proprio in questi giorni nella presentazione delle proprie liste elettorali in numerose città ( Genova, Palermo, Parma, Carrara, Pistoia, Catanzaro, e in numerosi centri minori). Dietro il grande striscione “Via il governo di Confindustria e banche, per un governo dei lavoratori” centinaia di compagni del PCL hanno sfilato inquadrati e organizzati dal servizio d'ordine del partito, ritmando per tutto il tempo slogan rivoluzionari, sino all'ingresso conclusivo e molto caratterizzato in piazza Affari. Dove il compagno Marco Ferrando è intervenuto, a nome del partito, nell'affollato comizio finale della manifestazione, dopo Cremaschi e Ferrero: ponendo la necessità della continuità della mobilitazione, di una svolta unitaria e radicale nelle forme di lotta ( sciopero generale prolungato), di una prospettiva di rivoluzione quale unica alternativa al capitalismo e alla sua crisi, in Italia come in tutta Europa.
Leale e corretta nei rapporti di fronte unico con gli altri soggetti e partiti, fortemente caratterizzata e distinta nel proprio messaggio e proposta politica: la manifestazione di ieri, nel suo piccolo, è stata un manifesto dell'identità e della cultura del Partito Comunista dei Lavoratori. E forse anche un salto di riconoscibilità esterna di questo patrimonio.
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