Le elezioni amministrative del 15 maggio, portano alla luce alcuni elementi di novità rispetto allo scenario politico italiano.
In primo luogo questa tornata elettorale segna l'inaspettato crollo dell'asse di governo Lega – Pdl soprattutto nelle loro roccaforti del nord. Il Carroccio infatti, fatta eccezione per Bologna, perde complessivamente un 3% di consensi con punte che nel Comune di Milano sfiorano il meno 7% rispetto alle elezioni regionali dell'anno scorso. Questa perdita è sicuramente la causa principale della sconfitta delle destre, in quanto, se il crollo del Pdl dovuto agli scandali che hanno coinvolto il suo leader Berlusconi, era largamente prevedibile, si pensava invece che questo malcontento, per il gioco dei travasi, fosse raccolto e capitalizzato appunto dal partito di Bossi.
Ciò non è avvenuto. Anzi la crisi generale del governo, come dimostrano le conseguenti sconfitte dell'esecutivo in sede parlamentare, e delle forze politiche che lo sorreggono, lascia spazio per intravedere un sostanziale spostamento a sinistra dell'asse elettorale.
A sinistra, infatti, la rimonta elettorale è trainata dalla crescita di SEL e dell'appeal dei suoi candidati sindaco, quando sono in coalizione larga, dalla complessiva tenuta del PD ( fatta eccezione per Napoli) da una piccola crescita della FDS rispetto ai sondaggi.
Se da un lato possiamo accogliere positivamente la sconfitta di Berlusconi e della Lega, soprattutto nella prospettiva di una eventuale ( e sempre più vicina stando alle parole di Bossi) crisi di governo, dall'altro dobbiamo osservare che a questa eventuale caduta dell'esecutivo, la risposta delle opposizioni non sarebbe altro che la riproposizione del blocco elettorale dell'unione di Prodi, con stesse dinamiche e strutture, con le stesse contraddizioni e persino con gli stessi personaggi che segnarono la sconfitta di quella tragica esperienza di governo: gli ex ministri Bersani, Ferrero e Di Pietro.
L'illusione che nuovamente la Brancaleone del Centrosinstra possa battere Berlusconi, andare al governo per governare a favore dei lavoratori, degli studenti e dei poveracci non è che un utopia.
Come potranno rispondere alle richieste di abolizione del precariato, mosse dalle giovani generazioni, le stesse forze politiche che lo hanno introdotto e salvaguardato?
Come potranno difendere gli interessi dei lavoratori quelle stesse persone ( si veda ad esempio Fassino) che appoggiano deliberatamente Marchionne?
Come potrà il partito più guerrafondaio d'Europa ( il PD) rispondere alle giuste richieste di pace del popolo della sinistra?
Al di là della giusta e comprensibile voglia di riscatto del popolo della sinistra, il quale magari vede nell'illusione Vendoliana, l'alternativa per cambiare il paese, dobbiamo risvegliare bruscamente i sognatori, e dire loro che non c'è cambiamento senza rivoluzione, senza lotta, senza autonomia degli interessi della classe lavoratrice da quelli borghesi e padronali.
Per queste ragioni, al di là dei nostri risultati elettorali, continueremo la battaglia senza quartiere contro il capitalismo ed i suoi governi, sia di destra che di sinistra, per la costruzione della vera alternativa: quella socialista, anti-capitalista, anti-clericale, realmente democratica. Quella del governo dei lavoratori.
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