Il voto di Domenica scorsa ha “eletto” primo partito d'Italia l'astensionismo. Non ha votato, infatti, quasi il 40% degli aventi diritto e se a questi aggiungiamo tutti coloro che per protesta hanno annullato la scheda e coloro che l'hanno consegnata bianca, solo in Toscana 60000 persone, abbiamo il quadro completo della situazione.
Il crollo dell'affluenza ai seggi non è da ricercarsi solo nella comprensibile sfiducia della gente verso i politicanti di turno o nella prima bella giornata di primavera, ma bensì è da da interpretare come un forte segnale di delegittimazione del sistema democratico italiano.
Ricordiamo a tutti che queste elezioni Regionali sono state figlie di leggi elettorali, soprattutto in Toscana, liberticide e anti-democratiche, le quali hanno impedito ovunque la presentazione dei piccoli partiti e movimenti, e hanno costretto i partiti medi a fare da stampelle silenziose ai due principali contendenti Pd e Pdl.
Sia Sinistra e Libertà che la Federazione della Sinistra, le quali si sono prestate a questo ruolo di gregari del PD, riscontrano pesantissime perdite sia in termini percentuali che in termini di voti.
I primi in Toscana non riescono nemmeno a passare lo sbarramento, i secondi perdono quasi il 10% rispetto alle regionali del 2005.
Questo sistema bipolare, il quale fossilizza forzatamente la discussione politica sui guai giudiziari del Premier e sulle Escort, uccide la democrazia e impedisce che si discutano i problemi della maggioranza degli italiani, ovvero dei lavoratori e della gente comune.
Per queste ragioni crediamo che il neo-eletto consiglio regionale debba adoperarsi sin da subito per modificare in maniera più democratica e partecipativa la attuale legge elettorale, riducendo il numero di firme da raccogliere per la presentazione delle liste, abolendo lo sbarramento del 4%, reintroducendo le preferenze, e adottando un sistema di elezione dei consiglieri basato sul proporzionale semplice.
Quanto alla disfatta generale della sinistra italiana crediamo che oggi più che mai ci sia bisogno di ricostruirla, non sulle basi sabbiose degli accordi elettorali col PD, ma su quelle granitiche dalle lotte operaie e sociali, ovvero attorno ad un vero programma di alternativa, rivoluzionario e anti-capitalista, raggiungendo così nei fatti quella unità tanto sbandierata, a parole, nei mesi scorsi.
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